Una breve premessa. Questo articolo cerca eventuali altri percorsi da valutare per provare ad arginare la tragedia del cosiddetto femminicidio diffuso in tutto il mondo. Qui si cercherà di descrivere non tanto l’aspetto culturale o confessionale, lasciateci dire, antropomorfo, che nei secoli ha visto la donna solo come un manufatto di: soggettiva soddisfazione maschile; macchina da riproduzione: ed essere di inferiorità sociale; bensì cosa ci dice la scienza moderna che può innescarsi nel complesso cervello umano quando si compie un femminicidio. C’è forse anche un processo biochimico all’interno del nostro cervello che scatena quella forma di irresistibile tragica compulsione (comportamenti o atti mentali preceduti o accompagnati da un senso di obbligatorietà, che vengono compiuti come risposta al presentarsi di idee ossessive) ?
Ci sarebbe una canzone che sintetizzerebbe l’iniziale argomento di questo articolo: L’amore mi perseguita, di Giusy Ferreri. Si riportano qui alcune parti che si ritengono significative dell’argomento che si andrà ad affrontare: La ragione cade giù davanti ad un amore che non sa capire più dove vuole andare … E non è, non è retorica Quando dico che il tuo amore mi perseguita e mi perseguita l’amore mi perseguita e mi perseguita L’amore mi perseguita … E non c’è più una logica quando dico che il tuo amore mi perseguita … Cerco invano un po’ di pace ma l’amore è più tenace, più di me e dovrei lasciarmi andare e così ricominciare ma è l’amore che mi tiene qui con sé e mi riporta a te … La ragione cade giù … l’amore mi perseguita e mi riporta a tee mi riporta a te.
Ci siamo occupati di casi di femminicidio oppure persecuzione nei confronti della partner. Uno recente, che ci ha particolarmente colpiti, stante la giovane età del soggetto, riguardava un appena 19enne “In carcere per persecuzione nei confronti della fidanzata minorenne”. Ne riportiamo qui brevemente un qualche eloquente paragrafo: “Il giovane, con reiterate minacce e molestie determinate dall’ossessiva gelosia, compiva atti persecutori nei confronti della giovane, cagionandole grave e perdurante stato d’ansia, tanto da costringerla a cambiare le proprie abitudini di vita. In particolare, attuava nei confronti della fidanzata atteggiamenti prevaricatori ed aggressivi, tali da impedirle di condurre una vita sociale consona alla sua età, vietandone anche la frequentazione con le amiche. Stazionava in più occasioni sotto l’abitazione della stessa per controllarne gli spostamenti e mandandole innumerevoli messaggi e chiamate a tutte le ore del giorno e della notte, nonostante i ripetuti inviti della vittima a farlo desistere dal suo atteggiamento persecutorio”.
Femminicidio. Potrebbe essere anche una compulsione biochimica che oscura la mente ?
Purtroppo già stamani potremmo citare altri casi ancora più efferati e tragici in cui sono stati uccisi anche i figli (accusato di aver ucciso i suoi 4 figli, fra i 9 mesi e i 10 anni, e la madre, la sua compagna, nel loro appartamento di Meaux. Si tratterebbe dell’ennesimo infanticidio multiplo perpetrato da un padre negli ultimi tre mesi in Ile-de-France, la regione di Parigi).
La domanda che dovremmo in ogni occasione e a maggior ragione in questi casi è: chi siamo noi cosiddetti umani e, soprattutto, cosa accade nel nostro cervello, l’organo primario che decide di noi, forse più di quanto si voglia ammettere nella nostra rispettabilissima ma forse pure stantia cultura ? Affronteremo questo intricato aspetto con riferimento all’ossessione, spesso anche tragica, che si scatena dentro diversi di noi in presenza della cosiddetta delusione d’amore, o anche innanzi al (legittimo) rifiuto d’amore. Un documentario “il cervello degli adolescenti” trasmesso da quella che ritengo una delle migliori trasmissioni televisive “Rai Scuola” (dovrebbero diffonderla nelle scuole a cominciare da quella primaria) ci viene in aiuto e ne riporteremo in sintesi le spiegazioni. Il documentario si occupa in una prima e seconda parte dell’adolescenza. Argomento che magari affronteremo in altra occasione poiché complesso e articolato. Qui passiamo direttamente al tema dell’articolo. Per dirla in breve, lo studio giunge a paragonare il cosiddetto amore, infatuazione o altri termini analoghi, a ciò che accade nel nostro cervello quando si è dipendenti da sostanze stupefacenti. Al riguardo mi vengono in mente le parole di una studiosa della mente umana, la quale mi diceva che chi fa uso di sostanze stupefacenti pensa unicamente a quello, il resto è collaterale, funzionale, se non anche marginale. È così anche per “l’amore che mi perseguita” ?
Secondo questo studio di cui stiamo argomentando, l’amore è una dipendenza positiva, quando va tutto bene. E del tutto negativa, quando invece va male. E pare che sia così per entrambi i sessi. In genere è il tipo di reazione che di solito tra i generi è diversa. Lo studio fa differenza tra amore e sesso, definendo l’amore sicuramente molto più potente dell’attrazione sessuale e, aggiungendo, che se chiedete a qualcuno di venire a letto con voi e ricevete un no, di certo non vi suicidate, ma in tutto il mondo il numero dei delitti passionali e dei suicidi d’amore è astronomico.
Femminicidio. Potrebbe essere anche una compulsione biochimica che oscura la mente ?
Lo studio, attraverso scansioni del cervello di numerosi vari soggetti innamorati e di genere diverso, individua alcune regioni che vengono attivate quando siamo specialmente follemente innamorati. Per non entrar in termini ed elementi scientifici che sono ostici anche per noi, riassumiamo che: l’amore, anche quello romantico, nel nostro cervello implica quelle che noi chiamiamo emozioni, ma fondamentalmente sarebbe una pulsione, un desiderio, un disequilibrio omeostatico, una smania che nasce dalla voglia di arrivare a un partner (l’omeostasi è la tendenza naturale, evolutiva, innata, spesso inconsapevole, al raggiungimento di una relativa stabilità, sia delle proprietà chimico-fisiche interne sia comportamentali, che accomuna tutti gli organismi viventi, per i quali tale regime dinamico deve mantenersi nel tempo, anche al variare delle condizioni esterne, attraverso precisi meccanismi autoregolatori).
Lo studio ha individuata nell’area tegmentale (conosciuta anche come Ventral Tegmental Area, VTA, un gruppo di neuroni localizzato in vicinanza della linea mediana sul pavimento del mesencefalo, detto anche “cervello medio”, una struttura facente parte del tronco encefalico, di cui rappresenta la parte più alta, coinvolta in varie funzioni, tra cui la visione tramite regolazione di alcuni muscoli estrinseci ed intrinseci degli occhi, la pianificazione e regolazione dei movimenti muscolari, nonché i meccanismi di ricompensa, la produzione di dopamina prodotta nella Substantia nigra, conosciuta anche come sostanza nera di Sömmerring, una formazione nervosa grigia laminare con significato di nucleo, che stabilisce il confine tra piede e tegmento del mesencefalo e che svolge un ruolo nello sviluppo di motivazione e abitudini in molte specie, dagli umani a quelli più elementari come gli insetti), la struttura anatomica della cognizione, motivazione, assuefazione e dipendenza da droghe, delle emozioni legate all’amore, la quale è implicata in diversi disturbi. L’area è quella che produce la dopamina, un neurotrasmettitore endogeno legato ai meccanismi di ricompensa e piacere per cui è in grado di rafforzare quelle che sono le esperienze piacevoli, ad esempio pure musica ad alto volume o la presenza di amici. Un sistema che sovraintende alle gratificazioni, lo stesso che viene coinvolto nel mangiare quindi nel piacere del cibo, nel bel dormire e nel buon sesso. Tutte queste spinte hanno un ruolo fondamentale nel cervello, poiché ci fanno sopravvivere, riprodurre e gioire del vivere. Ma per tali ragioni, la dopamina è ritenuta svolgere anche un ruolo nelle dipendenze e nelle sindromi compulsive, come anche quelle per il gioco, lo shopping e quei picchi di passione, quale euforia ma anche possessività tipica di certi innamorati. La dopamina schizza verso l’alto e dice al cervello: bel lavoro, qualunque cosa tu abbia fatto, proviamoci di nuovo, anche quando l’operato è oltremodo funesto. Questa spinta ci costringe a trascurare qualunque altra cosa pur di stare con la persona amata. Lo studio oltre che un percorso strumentale-fisiologico-chimico ha anche effettuato una sorta di sondaggio psicologico con domande specifiche, tra le quali se si è disposti a morire per lei o per lui. La risposta di solito è stata: sì, certo, lui, lei, è troppo carina. Una risposta immediata, secca, come se si fosse chiesto di passarci la nutella.
Femminicidio. Potrebbe essere anche una compulsione biochimica che oscura la mente ?
Detto semplicisticamente e in modo oltremodo sintetico, in sostanza Il nostro cervello ci convince che quello perso sia l’unico amore che potremo mai avere, sicché ci sentiamo praticamente schiacciati al punto da metterci anche in guai molto seri. Privato degli stimoli il sistema cerebrale della ricompensa si blocca lasciando il nostro panorama mentale desolato e senza gioia. Ci sentiamo oltremodo lacerati dentro, senza riuscire a trovare alcun tipo di conforto e spesso anche mistificando esteriormente mentre il nostro cuore sembra scoppiarci.
Come accennavamo sopra, si manifestano il più delle volte reazioni diverse a questa condizione tra i due sessi e, qualche volta, pure analoghe. Influiscono in questi comportamenti anche gli ambienti sociali circostanti, le famiglie, la formazione e le informazioni acquisite. Siamo pur sempre noi primati-umani esseri complessi e variegati. Di solito: le donne cadono in depressione, si nutrono di continuo o smettono di mangiare, oppure dormono in modo persistente o non riposano affatto o ancora rimangono al telefono per intere mezze giornate raccontando a tutti il loro dramma e, in casa, diventa un vero dramma per tutti gli altri. Gli uomini tendono invece a comportarsi diversamente, si arrabbiano facilmente e hanno la tendenza ad avere dei grossi scatti d’ira se non anche di violenza incontrollata. Tendono a bere molto, a guidare troppo velocemente, a fissarsi davanti alla televisione. Hanno anche tendenze al suicidio doppia rispetto alle donne, o, a uccidere. Purtroppo, queste sono avvisaglie spesso travisate dagli altri, pure da chi sta vicino, interpretate con banalità, luoghi comuni e rispettabilissime teorie di quando il sole girava intorno alla Terra, quali: passerà, oppure, troverai chi fa al caso tuo, quando invece gli effetti della carenza di dopamina possono scatenare l’imprevedibile, poiché gli studi dimostrerebbero che il più delle volte questi individui, purtroppo, non possono smettere di amare la persona che li ha rifiutati. La situazione andrebbe trattata, secondo questi studi, come una dipendenza da stupefacente e di quelli forti.
Ma qui ci fermiamo. Il nostro intento di giornale online è stato quello di contribuire ad esporre un altro possibile elemento causa del femminicidio, nella fattispecie cercando di riepilogarlo da studi scientifici. La soluzione (come sempre si ribadisce) la devono dare i parlamentari per questo eletti e pagati, come altrettanto le istituzioni nominate, incaricate o deputate e, anch’esse remunerate. Suggeriamo unicamente, poiché fiduciosi nella scienza moderna, di stare ad ascoltarla, certo, facendo attenzione che non sia assoldata, bensì sinceramente al servizio dell’umanità.