Gli indicatori del benessere dei giovani, in Italia, sono ai livelli più bassi in Europa e, nel 2022, quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione, 4 milioni e 870 mila persone. Secondo l’Istat, la dimensione con maggiori difficoltà è quella di istruzione e lavoro. Inoltre circa 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione (i cosiddetti Neet). L’Italia si conferma che non è una Nazione per giovani. Lo rileva senza troppi giri di parole il rapporto annuale dell’Istat sulla situazione nel Paese presentato il 7 luglio alla Camera dei Deputati dal presidente dell’Istituto Francesco Maria Chelli. La quota di Neet cala fino a tornare a un livello prossimo al minimo del 2007. Il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%). In Sicilia i sono quasi un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni, mentre la quota raggiunge il valore minimo, 9,9%, nella Provincia autonoma di Bolzano. L’incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati. Sul fronte dell’occupazione, l’Italia resta maglia nera in Europa soprattutto per quanto riguarda il lavoro femminile, nonostante i progressi degli ultimi anni, posizionandosi, insieme a Malta e Grecia in coda alla classifica. A fronte di un incoraggiante piccolo aumento del PIL nazionale, inoltre, a destare preoccupazione anche il calo delle nascite (-10,7% rispetto al 2019) e l’invecchiamento progressivo della popolazione. L’Italia, infine, resta uno dei Paesi europei con le retribuzioni lorde più basse rispetto alla media, con un impoverimento di fatto soprattutto delle fasce medie della popolazione, colpite di recente anche dal caro bollette e dal caro mutui.
I GIOVANI FANNO SENTIRE LA LORO VOCE CON PROPOSTE E UNA LEGGE
I giovani consapevoli non ci stanno e vogliono reagire e, tra di essi, è iniziato un movimento che pone un’eloquente richiesta: CHIEDIMI COME STO. Alla Camera dei deputati è stata presentata una proposta di legge titolata appunto ‘Chiedimi come sto’, che è anche un grido d’aiuto che gli studenti di tutta Italia lanciano alle Istituzioni. Il mondo studentesco scende quindi ancora una volta in campo e lo fa sul serio, con una proposta di legge sulla salute mentale di studentesse e studenti.
IL CONTENUTO MOLTO RIASSUNTIVO
La premessa della proposta di legge inizia con dalla ormai acclarata circostanza che la pandemia Covid-19 ha sicuramente rappresentato un evento senza precedenti che ha prodotto a livello mondiale importanti conseguenze su diverse sfere della vita quotidiana, dalla salute fisica e mentale, alla scuola, al mondo economico e del lavoro. La popolazione giovanile ha risentito notevolmente degli effetti della pandemia, poiché costretti all’isolamento proprio nella fase della vita in cui risulta centrale la socialità, l’esplorazione nei confronti dell’esterno e la ricerca di autonomia e di relazioni significative al di fuori della propria famiglia di origine. Inoltre, i più giovani si sono dovuti confrontare con la trasformazione, e talvolta la chiusura, dei propri spazi educativi e di socializzazione. Sulla questione è stata effettuata un’approfondita indagine con gli studenti attraverso un questionario per approfondire questioni anagrafiche, scolastiche, universitarie, partecipative, extrascolastiche, familiari, titoli di studio, condizioni economiche e le ripercussioni che ha avuto la pandemia. Per concludere, agli studenti è stato chiesto di indicare quali fossero le priorità di intervento per il futuro della propria generazione. Tra le priorità, al primo posto troviamo il lavoro (occupazione, diritti), considerata una priorità di intervento da più della metà degli studenti (56%), seguito dalla richiesta di un servizio di supporto psicologico agevolato/psicologo di base (48,2%) e dall’ambiente (sostenibilità, ecologia, politiche green) (47,7%). Le prime due priorità rispondono alle criticità emerse nelle precedenti aree di indagine: l’impatto della pandemia sulla salute mentale e l’aumentata preoccupazione nei confronti della solitudine e del lavoro.
IN SINTESI COSA SI CHIEDE CON LA PROPROSTA DI LEGGE DEGLI STUDENTI
Si chiede e si propone una legge che mira a tutelare il percorso di crescita di ragazzi e ragazze tra le mura scolastiche e nelle università. La proposta ha infatti lo scopo di introdurre professionisti qualificati all’interno delle strutture per presidiare il benessere psicologico. Si chiede allo Stato di investire almeno 100 milioni di euro all’anno per arruolare team multidisciplinari di esperti al servizio degli studenti. Ai giovani del 2023 non interessa la bagarre politica, loro vogliono soltanto risposte concrete. Si chiede che vengano istituiti degli sportelli gratuiti di assistenza psicologica in tutte le scuole del nostro Paese e che, insieme a questi, venga presentato un team multidisciplinare composto da esperti in disforia di genere e disturbi alimentari, ansia da prestazione rispetto al percorso universitario, e ancora atti di autolesionismo: servono figure che sappiano offrir una soluzione concreta. E allo stesso tempo supportare, non solo gli studenti, ma anche i docenti poiché anche questi chiedono aiuto per potersi relazionare al meglio con gli studenti poiché le esigenze delle nuove generazioni sono diverse rispetto a quelle degli adulti ed è necessario creare un ponte di comprensione e compatibilità.
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