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Home » Paternò » Paternò, arance amare per i braccianti

Paternò, arance amare per i braccianti

redazione Di redazione
27 Febbraio 2016
in Paternò, Politica
Tempo di lettura:3 minuti di lettura
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Paternò, arance amare per i braccianti

Le foto scattate dai sindacalisti Mannino e Mandrà oggi a Paternò e che ritraggono i braccianti nei luoghi dove si radunano per cercare lavoro

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I sindacalisti della Flai-Cgil di Catania raccolgono le testimonianze dei lavoratori: situazione lavoro nero e caporalato ancora più allarmante. Rota e Mannino: “Incontro urgente col Prefetto”

Si chiama “Sindacato di strada” ed è, per i sindacalisti, il modo di toccare la “carne”  del lavoro, ascoltare i lavoratori, cogliere le storture. Da anni lo praticano i dirigenti della Flai-Cgil di Catania (la Federazione dell’agroindustria della Camera del Lavoro) che, lo scorso anno, sono stati i protagonisti del docufilm “Terranera” che ha acceso i riflettori su caporalato e lavoro nero in agricoltura a Catania e provincia.
E questa mattina, sabato 27 febbraio, Alfio Mannino, Segretario Generale della Flai-Cgil di Catania, e Pino Mandrà, della segreteria Flai, nell’ambito del “Sindacato di strada” si sono recati a Paternò per raccogliere le testimonianze sulle condizioni di vita dei lavoratori impegnati in queste settimane nella raccolta delle arance, annotando ancora un quadro fosco, fatto di lavoro nero, caporalato e sfruttamento.

Le foto scattate dai sindacalisti Mannino e Mandrà oggi a Paternò e che ritraggono i braccianti nei luoghi dove si radunano per cercare lavoro
Le foto scattate dai sindacalisti Mannino e Mandrà oggi a Paternò e che ritraggono i braccianti nei luoghi dove si radunano per cercare lavoro
Le foto scattate dai sindacalisti Mannino e Mandrà oggi a Paternò e che ritraggono i braccianti nei luoghi dove si radunano per cercare lavoro

Da quanto scrive la Flai in una nota, si apprende che la buona quantita del prodotto determina, inevitabilmente, un’abbondante richiesta di manodopera, ma la qualità non eccelsa determinata dalla piccola pezzatura fa sì che i datori di lavoro scarichino sui braccianti i mancati ricavi: il prodotto oggi è venduto a 10-15 centesimi al chilo.
Ai lavoratori italiani è corrisposta normalmente una paga di 40/45 Euro per giornata di lavoro. I lavoratori stranieri, impiegati in nero, percepiscono a cottimo circa 50/60 centesimi per “gabbietta” con il risultato che non riescono a percepire non più di 30/35 Euro al giorno. La cosa preoccupante è quella che, nonostante le denunce della Flai ​dei mesi scorsi, e i tanti riflettori accesi sul fenomeno del lavoro nero e del caporalato, anche con il docufilm “Terranera”, la situazione registrata oggi dai sindacalisti è ancora più grave e allarmante degli anni passati.
Il mercato del lavoro in agricoltura è, in pratica, in mano ai caporali che possono muoversi impunemente poiché non vi è alcuna forma di contrasto del fenomeno, in considerazione del fatto che nessuno degli organi preposti (Ispettorato del Lavoro, INPS, etc.) ha programmato attività idonee a contrastarlo.

Il basso salario determina una condizione di povertà di migliaia di famiglie, conseguenza di una crisi sociale che rischia di esplodere in qualsiasi momento.
Nel corso della mattinata Mannino e Mandrà hanno raccolto diverse testimonianze di lavoratori provenienti dalla Tunisia e dal Marocco (quest’anno presenti in maniera ancora più massiccia degli anni precedenti)  che hanno segnalato le dure condizioni di vita che sono costretti a subire accampati nelle tende, e che buona parte dei braccianti dorme sotto il ponte della ferrovia di Paternò in ​stato di assoluto degrado ​e​  in assenza delle condizioni minime igienico-sanitarie.
È stata pure registrata una ​piccola presenza di cittadini rumeni nei ​consueti ​luoghi di ritrovo dei lavoratori, a fronte di una forte presenza della comunità rumena nella raccolta delle arance. Da quel che si è appreso, i lavoratori rumeni si muovono sotto traccia per evitare i controlli e per non entrare in contatto diretto con i lavoratori siciliani.

“La situazione è assai esplosiva e  fuori controllo – dichiara  Alfio Mannino. Le istituzioni non possono restare indifferenti e, tenuto conto che i provvedimenti legislativi necessari al contrasto tardano ad arrivare nella loro approvazione definitiva, peraltro solo grazie all’iniziativa del sindacato l’iter è stato avviato nei mesi scorsi, è quanto mai necessario provvedere ad arginare il fenomeno con una opera straordinaria di contrasto.
In considerazione di tutto ciò – prosegue – risulta ancora più incomprensibile l’atteggiamento del Governo nazionale il quale, invece di provvedere con un disegno di legge, avrebbe dovuto utilizzare la decretazione d’urgenza. È quanto mai necessario – continua il Segretario Flai – che l’Assessorato Regionale al Lavoro metta in piedi una task force che coordini uffici del lavoro, ispettorato del lavoro e Nil per avviare una straordinaria azione di contrasto al lavoro nero. E, inoltre, l’Assessorato all’Agricoltura dovrà adottare un atteggiamento intransigente nei confronti delle aziende compiacenti bloccando l’erogazione delle risorse del Piano di Sviluppo Rurale a tutti quei soggetti che non sono in regola con il Durc e che non rispettano le norme contrattuali.”
“Per contrastare efficacemente caporalato e lavoro nero – dichiarano congiuntamente Alfio Mannino e il Segretario Generale della Cgil di Catania, Giacomo Rota – la Flai di Catania e la Cgil di Catania ritengono opportuno chiedere un incontro urgente al Prefetto di Catania e alle istituzioni preposte, per rappresentare questa situazione non più sostenibile, ma anche per ribadire le richieste che Flai e la Cgil avanzano da tempo contro illegalità e irregolarità nel mercato del lavoro e per dare un’adeguata risposta ai lavoratori del settore.”

Tags: agrumiAlfio manninoarancecgilFlai-Cgillavoro neroPaternò
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