Un post del segretario provinciale Napoli innesca la reazione del primo cittadino, che non ha ottenuto il simbolo
A tre settimane dal voto, a Paternò divampa la polemica in casa democratica. Ad accendere la miccia è stato, ieri, il segretario provinciale Enzo Napoli che in un post Facebook ha scritto, fra le altre cose,: «In merito alle polemiche sollevate strumentalmente da taluni, circa la mancata presentazione di una lista col simbolo a Paternò e in altri comuni, ricordo che tale scelta è stata analogamente concordata con gli organi dirigenti locali, in tutte le occasioni in cui sono emerse divisioni e contrapposizioni significative sulle candidature alla carica di sindaco».
Pronta la replica del sindaco uscente Mauro Mangano, eletto 5 anni fa nel Partito Democratico, che aspirava ad ottenere il simbolo del Pd, come peraltro affermato nel corso del primo faccia a faccia su Yvii Tv. Fra i 5 candidati alla carica del sindaco, ben 3 hanno a sostegno esponenti democratici: il sindaco uscente, Naso e Distefano.
Mangano, in una nota di replica a Napoli, scrive: «La posizione espressa dal segretario provinciale del Pd di Catania è la dimostrazione lampante di come il Pd nei fatti non sia più, nella nostra provincia, un partito. Non è un luogo in cui si discute dei temi che riguardano la società, un luogo di confronto e di scontro, se necessario, sulla Politica, ma soltanto un comitato di gestione di potere. Il potere della rappresentanza elettorale, della spartizione dei posti nelle liste e, laddove ci siano amministratori compiacenti, nelle amministrazioni locali. A Paternò il Pd non è esistito in questi ultimi anni da quando Filippo Sambataro è stato designato segretario del circolo: nessuna iniziativa politica, nessun incontro, nessun dibattito.
In merito alle attuali elezioni amministrative non si è svolto alcun incontro per decidere la linea politica, né a Paternò né a Catania. Nonostante l’inesistenza del Pd locale, io e molti altri cittadini di Paternò continuavamo a riconoscerci nei principi e nel programma politico del più importante partito del centro sinistra italiano, non nella fedeltà personale (correntizia è già troppo, caro segretario) nei singoli deputati di ogni livello, ma nelle idee del Pd, e perciò volevamo presentare alle elezioni la lista del Pd. Ciò non è accaduto, e questa assenza svela in fondo una verità: a Paternò non ci sarà il simbolo perché non c’era già il partito, non c’era più quella tanto citata “comunità” di donne ed uomini legati ad un ideale.
Alle prossime elezioni, di qualunque livello siano, potrebbe anche esserci di nuovo il simbolo, ma il partito continuerà a non esserci, né basterà a legittimarne l’esistenza l’avallo di qualche capo, la spasmodica ricerca delle preferenza svincolate da qualunque idea di ampio respiro. Non ci interessa, lo comprende bene, – conclude Mangano – che la direzione non sancisca rotture, crediamo alla politica come luogo di ingaggio dei conflitti e di sintesi, ogni scorciatoia è una resa, un cedimento alla più semplice delle idee di destra, quella che la politica si risolve nei numeri, nell’obbedienza ai rapporti di forza esistenti».