Il gruppo consiliare d’opposizione “La Scelta” chiede la sala consiliare per un’iniziativa sul referendum costituzionale ma il Presidente del consiglio comunale la nega
Ormai è guerra totale fra “La Scelta”, il gruppo licodiese di opposizione consiliare, e il duo Mastroianni-Gurgone, rispettivamente Sindaco e Presidente del Consiglio comunale licodiese. L’atmosfera, ormai chiaramente da campagna elettorale, non risparmia nemmeno il referendum costituzionale del 4 dicembre prossimo che, in linea di principio, non dovrebbe coinvolgere la politica locale. “La Scelta”, adesso, accusa il Presidente del Consiglio Comunale, Gabriele Gurgone, di aver negato l’utilizzo della Sala consiliare per giorno 22 ottobre, dalle ore 17:30 alle ore 20, così come richiesto, per una niziativa politico-culturale inerente il referendum costituzionale del 4 dicembre.
Gurgone motiva il diniego, nel documento di risposta inviato al gruppo, in quanto l’iniziativa sarebbe riconducibile ad «un chiaro intento politico» che si celerebbe dietro la manifestazione. «Ritengo assolutamente inopportuno che l’Aula consiliare, sede del Consiglio comunale, – continua il Presidente del consiglio – espressione dell’organo collegiale comunale rappresentate la volontà suprema dei cittadini, luogo di confronto democratico, sia asservito, anche se per una singola occasione, ad istanze elettorali. Le sedi istituzionali non possono e non devono essere luogo di reclutamento partitico».
«Semplicemente sconcertate» è la risposta al diniego da parte del gruppo “La Scelta“. «Quello che ci lascia molto perplessi – si legge nel documento di risposta al diniego – è la risposta impettita con la quale ci nega di utilizzare uno spazio istituzionale e di tutti i cittadini per dibattere su un tema “trasversale” come quello della Costituzione della Repubblica Italiana. Parlare di Costituzione dovrebbe essere un momento di inclusione e di democrazia partecipata durante il quale ci si confronta e ci si interroga su un tema che nulla ha a che fare con il “reclutamento partitico”. Constatiamo ancora una volta la sua pregiudizievole posizione nei confronti della democrazia e del libero confronto asservendo così la figura istituzionale che dovrebbe essere “super partes”, a garante di interessi di bottega».