Il presidente del consiglio licodiese si dichiara «sconcertato da una richiesta simile a fronte della normativa così chiara»
Giunge oggi la replica del presidente del consiglio di Santa Maria di Licodia Gabriele Gurgone alle accuse formulate a suon di PEC dal gruppo d’opposizione “La Scelta” che si è vista negare l’autorizzazione all’utilizzo della sala consiliare per lo svolgimento di un incontro politico-culturale sulla tematica del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre (rileggi l’articolo). Un referendum costituzionale che accende non solo i dibattiti nazionali ma anche quelli locali, ulteriormente infuocati da un’imminente campagna elettorale per le amministrative della prossima primavera, che ancora stenta a decollare rimanendo alla fase di “carboneria”.
La risposta del presidente Gurgone sulla questione è comunque lapidaria ed avviene attraverso l’invio alla redazione di Yvii24 di uno stralcio della circolare numero 42/2016 emanata dal ministero dell’Interno in vista dello svolgimento della consultazione referendaria, attraverso la quale, tra i vari punti, rappresenta il “divieto per le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione“.
Il testo della circolare inviata dal presidente Gabriele Gurgone
a) Divieto per le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione.
Ai sensi dell’articolo 9, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, numero 28, a far data dalla convocazione dei comizi – cioè dal 28 settembre 2016, giorno di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Presidente della Repubblica – e fino alla conclusione delle operazioni di voto “è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni“.
Si precisa che l’espressione “pubbliche amministrazioni” deve essere intesa in senso istituzionale riguardando gli organi che rappresentano le singole amministrazioni e non con riferimento ai singoli soggetti titolari di cariche pubbliche, i quali possono compiere, da cittadini, attività di propaganda al di fuori dell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali, sempre che, a tal fine, non vengano utilizzati mezzi, risorse, personale e strutture assegnati alle pubbliche amministrazioni per lo svolgimento delle loro competenze.
Si fa, pertanto, affidamento sui doveri di equilibrio e di correttezza degli amministratori in carica, nella scelta delle modalità di eventuali messaggi di propaganda referendaria.