In Sicilia una legge approvata all’Ars a fine luglio 2023 e passata illesa in commissione Bilancio, poi in Aula e infine giovedì scorso implicitamente convalidata dal Governo nazionale poiché sono scaduti i termini d’impugnativa, stabilisce il principio della necessaria distanza di 3 chilometri dal centro abitato di qualsivoglia impianto di gestione dei rifiuti ed opere ad essi connesse, a prescindere dalla classificazione urbanistica di destinazione. Sennonché, passata l’estate, si sono resi conto alla Commissione Tecnica-Scientifica (CTS) competente per le autorizzazioni ambientali di competenza regionale, che quasi tutti I progetti presentati e non ancora realizzati da enti pubblici e imprenditori, quali discariche, centri comunali di raccolta, centri in cui differenziare la frazione secca e umida, le stazioni di trasferenza, compresi i termovalorizzatori in programma, verrebbero bloccati in quanto previsti entro il limite sopra citato e ciò anche se i piani regolatori prevedono la realizzazione di tali strutture in aree più vicine alle periferie. A questo si aggiunga una sentenza di giugno di quest’anno con cui il Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) ha emesso una sentenza (inappellabile) che dichiarava l’illegittimità del rinnovo dell’Autorizzazione ambientale integrata (Aia), indispensabile per il proseguo delle attività dell’impianto della discarica di Motta Sant’Anastasia (Ct) poiché troppo vicino, in particolare meno di tre chilometri, dai comuni di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia. Adesso per cercare di sbloccare la situazione venutasi a determinare con la norma approvata a luglio, il Presidente della Regione Renato Schifani ha convocato l’assessore regionale ai Rifiuti Roberto Di Mauro.
Nell’immagine di copertina la discarica di Bellolampo a Palermo dopo che recentemente è stata liberata dalle montagne di rifiuti che invadevano queste aree da oltre un anno e trasferiti in tutta l’Isola all’estero.
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