In estate si inizierebbe il Ponte, intanto manca l’acqua e € 164 mln
È arrivata ieri la comunicazione della società Stretto di Messina con cui si rende noto che “La documentazione approvata, come previsto dal Decreto-legge numero 35 sarà inviata dalla società al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che indirà la conferenza di servizi, alla quale partecipano le amministrazioni statali e gli enti territoriali interessati dalla realizzazione dell’opera. La stessa documentazione sarà contestualmente trasmessa al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, al ministero della Cultura e alle altre autorità competenti per le autorizzazioni di carattere ambientale e paesaggistiche”. A quel punto il ministero “sottoporrà all’approvazione del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) il progetto definitivo e la relazione del progettista, unitamente alle osservazioni, richieste e prescrizioni acquisite nella conferenza di servizi, le eventuali prescrizioni formulate all’esito del procedimento di valutazione di impatto ambientale, nonché il piano economico-finanziario”. Nel piano si dovrà esplicitare “l’intera copertura del fabbisogno finanziario dell’opera attraverso i fondi già stanziati dalla legge di bilancio 2024, unitamente alle risorse derivanti dall’aumento di capitale della società già realizzato e dalla redditività complessiva attesa dal progetto”. Secondo la società Stretto di Messina l’avvio dei lavori e la fine dell’opera, una volta che ci sarà “L’approvazione da parte del Cipess, allo stato attuale prevedibile per la metà dell’anno in corso, conseguentemente la fase realizzativa sarà avviata nell’estate del 2024. Nel 2032 è prevista l’apertura del Ponte al traffico stradale e ferroviario”.
In estate si inizierebbe il Ponte, intanto manca l’acqua e € 164 mln
Intanto seppure siamo a metà febbraio si inizia a manifestare una crisi idrica nell’Isola che per cominciare sta mettendo in difficoltà i settori dell’agricoltura e degli allevamenti, tanto che il 9 febbraio 2024 il presidente della Regione Renato Schifani ha dichiarato lo stato di calamità naturale da siccità severa nell’intero territorio isolano. La Sicilia in atto nonostante siamo in inverno, è l’unica regione d’Italia e tra le poche d’Europa in zona rossa per carenza di risorse idriche. Stessa situazione si ritrova in Marocco ed Algeria. Una condizione che già sta danneggiando agricoltori e allevatori, già gravati dalle conseguenze dei fenomeni atmosferici anomali che hanno colpito l’Isola per tutto il 2023. L’allevamento degli animali è il settore più colpito per l’assenza di foraggio verde e la mancanza di scorte di fieno danneggiate dalle anomale precipitazioni del maggio dell’anno scorso. Il governo regionale ha quindi incaricato l’Unità di crisi istituita di recente e ora integrata dai dirigenti dei dipartimenti Bilancio e Programmazione, di individuare possibili interventi strutturali da eseguire con urgenza per fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici e le produzioni delle aziende agricole garantendo sufficienti volumi d’acqua. Ieri è stato autorizzato dall’Asp di Agrigento l’utilizzo delle acque del lago Arancio per uso irriguo per gli agricoltori della valle del Belìce alle prese con gli effetti della persistente siccità. Aspetto fondamentale è che le risorse idriche disponibili potranno essere impiegate anche per le colture ortive, oltre che per quelle arbustive e fruttifere ad alto, medio e basso fusto nel territorio dei comuni di Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belìce e Sciacca. Sarebbe il ragionevole caso – stante l’inesorabile avanzare della mini era calda iniziata un secolo e mezzo addietro e che dovrebbe perdurare, stando alla ciclicità delle precedenti, almeno altri tre, quattro secoli – che la Sicilia, con urgenza si doti di dissalatori. Si dovrebbe anche avviare con sollecitudine la realizzazione di ulteriori bacini artificiali per la raccolta dell’acqua piovana invece di dovere svuotare quelli esistenti quando ci sono, come negli anni precedenti, piogge intense, nonché manutentare e pulire a fondo i nostri laghi affinché contengano più acqua possibile. Insomma prepararsi a potenziali decenni di ciclica e persistente siccità e tutte le conseguenze che possono derivarne.
In estate si inizierebbe il Ponte, intanto manca l’acqua e € 164 mln
Mancano 164 milioni circa nelle casse della Regione Siciliana. Se ne sono accorti all’Assessorato regionale all’Economia effettuando delle simulazioni. Il motivo sarebbe da ricercarsi nella riforma dell’Irpef deliberata dal Governo Meloni con la legge di Stabilità del dicembre scorso. La riduzione degli scaglioni Irpef (Imposta sul reddito delle persone fisiche) da quattro a tre: 23% per i redditi fino a 28.000 euro; 35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro; 43% per i redditi che superano 50.000 euro, ha implicitamente ridotto i versamenti a carico dei contribuenti siciliani per lo più rientranti nelle prime due fasce. Non è la prima volta che la Regione Siciliana si ritrova con un ammanco d’introiti fiscali, tuttavia avendo da poco approvato la finanziaria erano previsti in quest’ultima una serie di interventi, dal finanziamento per l’invio dei rifiuti comunali all’estero alla ricapitalizzazione dell’Azienda Siciliana Trasporti (AST), alla stabilizzazione dei PIP di Palermo (gli oltre duemila lavoratori del bacino “Emergenza Palermo” risalente agli anni ’90, composti da categorie svantaggiate quali ex detenuti, disoccupati, ex alcolizzati ed ex tossicodipendenti e che fino al 2010 era in carico alla Regione ma gestiti dal Comune di Palermo, che poi furono fatti confluire nella “Social Trinacria-onlus c/o Regione Siciliana assessorato alla Famiglia, alle Politiche sociali e del lavoro”. L’assessore regionale all’Economia Marco Falcone starebbe lavorando su una manovra bis che dovrebbe non solo trovare i fondi per il minore mancato introito impositivo ma anche ridare certezze a quanti, al momento esclusi, dalla Finanziaria di gennaio, quali i Comuni per compensare l’aumento dei costi di smaltimento rifiuti all’estero passati da 200 a 400 euro circa a tonnellata, destinando loro 60 milioni ovverosia 15 mln in più. L’assessore Falcone ha pure avviato una trattativa con il ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti della Lega, per ottenere una compensazione del mancato introito fiscale generato dalla recente riforma nazionale.