L’Ars (Assemblea Regionale Siciliana) ha approvato il nuovo codice degli appalti recependo quello nazionale, il D.Lgs. 36/2023 divenuto operativo il 1° aprile 2023 e abrogando dal 1° luglio c.a. il precedente.
La riforma del Codice degli appalti introdotta dal governo Meloni con il decreto legislativo 36/2023 (molto in sintesi) prevede l’affidamento diretto per servizi e forniture sotto i 140 mila euro, e per i lavori pubblici sotto i 150 mila. Sopra queste soglie servirà la procedura negoziata (cioè la contrattazione diretta tra la Pubblica amministrazione e gli operatori economici, almeno cinque o dieci a seconda dei casi) con obbligo di gara pubblica soltanto sopra la soglia comunitaria di 250 mila euro per i servizi (750 mila nel caso dei servizi sociali) e di 5,382 milioni per i lavori pubblici. Innalzate anche le cosiddette “soglie Urega”, da 15 a 30 milioni di euro. Sotto questa cifra, gli appalti potranno andare direttamente in Conferenza dei servizi indetta dal Rup senza passare dalla Commissione lavori pubblici. Il nuovo Codice prevede anche altre novità, tra cui la liberalizzazione dei subappalti ma anche dell’appalto integrato, cioè l’affidamento di progettazione ed esecuzione dei lavori allo stesso operatore economico.
L’ARS ha ulteriormente inserito una variante che consente per appalti fino a 5,3 milioni di invitare solo alcune aziende e poi scegliere chi si ritiene secondo l’offerta più conveniente. In particolare ogni stazione appaltante inviterà 5 aziende per appalti che arrivano fino a un milione di euro, 10 aziende per quelli che vanno da un milione a 5,3. Il testo regionale, predisposto dall’assessore alle Infrastrutture Alessandro Aricò, introduce la Centrale di committenza unica regionale, articolata in una Centrale di committenza per beni e servizi, sotto il controllo dell’assessorato dell’Economia, e in una Centrale di committenza per gli appalti di lavori pubblici e di servizi di ingegneria e architettura – ex Urega – incardinata presso il dipartimento regionale Tecnico dell’assessorato delle Infrastrutture. La norma sulla Commissione lavori pubblici sarà adesso chiamata ad analizzare soltanto i progetti con importo superiore a 20 milioni di euro, consentendo una maggiore rapidità nei tempi di approvazione.
«Si tratta di un’importante norma di riforma – sottolinea il presidente della Regione, Renato Schifani – che recepisce il Nuovo codice dei contratti pubblici nazionale, dando certezza agli enti locali e a tutte quelle strutture come aziende sanitarie, consorzi e altre pubbliche amministrazioni chiamate nei prossimi mesi a gestire gare di appalto per opere pubbliche finanziate da importanti risorse economiche provenienti dal Pnrr e dalla Programmazione europea 2021-2027».
«Una riforma importantissima – aggiunge l’assessore Aricò – che renderà le procedure di gara più veloci. In linea con le specificità della Sicilia, diamo certezze agli enti locali e alle pubbliche amministrazioni dell’Isola chiamate nei prossimi mesi a dover gestire numerose gare di appalto per opere da realizzare con fondi del Pnrr ed europei. Un ringraziamento al dipartimento regionale Tecnico e al mio ufficio di gabinetto per il grande lavoro svolto, alla Commissione parlamentare Territorio e ambiente dell’Ars per il confronto franco anche con le parti sociali e gli ordini professionali. Ma anche un grazie a tutto il Parlamento siciliano, che con grande senso di responsabilità e in un clima di collaborazione bipartisan ha consentito una celere approvazione di uno strumento normativo importantissimo per lo sviluppo della Sicilia. Con questa riforma abbiamo scritto una bella pagina di collaborazione tra forze politiche che fa bene alla nostra terra».
Secondo il capogruppo all’Ars del PD Michele Catanzaro che insieme agli altri parlamentari del Pd ha tenuto una conferenza stampa ieri nei locali dell’Assemblea in merito alla legge approvata dal parlamento regionale che introduce modifiche nel sistema degli appalti “Con il nuovo sistema di aggiudicazione degli appalti pubblici voluto dal governo e dalla maggioranza di centrodestra in Sicilia l’80% dei lavori sarà assegnato senza gara d’appalto: in questo modo si apre la strada al rischio di corruzione ed interessi illeciti”.
È intervenuto in merito anche il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici anch’egli del Pd “In Sicilia sarebbe servito un sistema con maglie più rigide rispetto al resto d’Italia, per questo avevamo proposto di raddoppiare il numero di ditte da invitare è evidente che un numero così basso, in una regione con un forte radicamento di criminalità e malaffare, potrebbe consentire la nascita di cartelli ed accordi per condizionare il sistema degli affidamenti”.
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