La Sicilia ultima in quasi tutti gli indicatori. Il 17° Rapporto Sanità elaborato dal Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (C.R.E.A. Sanità) colloca la Sicilia tra le sei regioni italiane con carenti vari indicatori e qualità dell’assistenza. Le Regioni nelle ultime posizioni sono: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia. Su diciotto indicatori considerati, la Sicilia è ultima in tredici indicatori: dalla tutela socio-sanitaria offerta ai cittadini, alla speranza di vita in buona salute, corretti stili di vita della popolazione, indice di salute mentale, liste d’attesa e altri parametri.
Qui di seguito indicatori inerenti l’Isola e sintetizzati dal rapporto.
Un dato che salta agli occhi è quello di una previsione tra il 2020 e il 2066 di una riduzione del 22,3% della popolazione in Sicilia, da 4.996.675 a 3.883.117.
Nel 2020, in Italia, il 56,8% delle persone sole ha più di 60 anni. Il dato è in aumento rispetto al 2010 (54,6%) di 2,2 punti percentuali (Figura 1.15.). La Sicilia registra la quota di persone sole over 60 più alta (62,9%).
La quota di coppie senza figli si attesta nella Penisola al 31,4% nel 2020, rimanendo stabile rispetto al 2010. In nove Regioni si registra una riduzione della quota di coppie senza figli tra cui la Sicilia (- 1,4 punti percentuali).
Dal confronto regionale emerge che in Sicilia si ha la quota più bassa (14,9% nel 2019) di popolazione in possesso di un titolo universitario (27,0%), anche se risulta in miglioramento rispetto al 2010 di + 2,5 punti percentuali (12,4%).
Nell’Isola risulta decisamente elevata la percentuale di giovani che abbandonano prematuramente gli studi (19,4% nel 2020).
La quota di “Neet” (giovani che non lavorano e non studiano) presenti in Sicilia è del 29,3%, massima rispetto alle altre regioni con un aumento rispetto al 2010 di + 1,1 punti percentuali. Per fare un paragone c’è uno scarto di 18,9 punti percentuali rispetto alla Provincia Autonoma di Bolzano.
In termini di distribuzione del reddito si osserva che il rapporto fra il reddito totale percepito dal 20% più ricco della popolazione, e quello dal 20% più povero, nel 2018 (ultimo dato disponibile), la disuguaglianza maggiore si registra in Sicilia (8,7).
Il 2020 ha inciso notevolmente sul tasso di inattività italiano: tra il 2015 e il 2019 il tasso di inattività si era ridotto del – 1,2% medio annuo, mentre tra il 2019-2020, periodo Covid, è aumentato del + 4,8%. Tale aumento ha riguardato tutte le Regioni italiane (ad eccezione del Friuli Venezia Giulia che ha registrato un decremento del – 0,5%): la Sicilia invece + 8,5%.
Anche a livello regionale si registra un chiaro squilibrio di genere: nella fascia 15¬64 anni sono occupati il 49,0% delle donne (valore comunque in aumento rispetto al 2010 di + 2,9 punti percentuali), contro il 67,2% degli uomini (in riduzione di – 0,3 punti percentuali). Il tasso di occupazione più basso lo si ha in Sicilia per gli uomini (52,9%).
A livello regionale la disuguaglianza maggiore nel reddito disponibile si registra in Sicilia (8,7) mentre la più bassa in Valle d’Aosta (3,7). Rispetto al 2010 si registra un generale peggioramento dell’indicatore pari a + 2,2% medio annuo. Il peggioramento più elevato della disuguaglianza si registra in Sicilia (+ 4,8% medio annuo); il maggiore miglioramento in Valle d’Aosta (- 3,5% medio annuo).
Un’informazione che appare interessante conoscere: Nel 2020, il FSN (Fondo Sanitario Nazionale, nella sua quota indistinta, vincolata e finalizzata) è stato fissato a circa € 118,1 mld, in aumento del 4,6% sull’anno precedente. Si registra, quindi, una forte accelerazione rispetto al decennio precedente, in cui il finanziamento è cresciuto dell’1,2% medio annuo. Nel livello di finanziamento del fabbisogno sanitario standard a cui concorre lo Stato per l’anno 2020, sono compresi i maggiori stanziamenti finalizzati all’adozione di interventi per fronteggiare l’emergenza sanitaria verificatasi con la diffusione del COVID. Una quota del FSN (cap. 2700 MEF) è destinata alla Regione Sicilia, mentre il resto finanzia complessivamente anche altre spese sanitarie vincolate a obiettivi predeterminati; il FSN accoglie gli stanziamenti di ulteriori finalità sanitarie come, oltre agli obiettivi del Piano sanitario nazionale, con risorse consolidate annue di circa € 1,5 mld., il finanziamento degli IZS (Istituti zooprofilattici sperimentali) e la quota parte della sanità penitenziaria, ecc., nonché i trattamenti economici a carico dello Stato destinati ai medici specializzandi.
L’OPINIONE
Arduo comprendere ultimamente come stiano i fatti. L’incertezza non scaturisce solo dall’ascoltare chi è al Governo o all’Opposizione, quanto dall’apprendere che più report indicano il sistema socio-economico in affanno, mentre i dati governativi registrano una controtendenza in miglioramento. Ciò sia a livello nazionale che regionale.
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