La donna licodiese che ha trasformato una tragedia personale in una battaglia contro il fenomeno del “cellulare alla guida”
Il sogno di un lavoro sicuro inseguito da una vita, la chiamata a Pordenone come personale Ata e poi il buio ed il calvario per la ripresa da un incidente stradale che ha spezzato ogni desiderio, cambiandole radicalmente vita. È questa la storia di Grazia Caraci, licodiese d’adozione ma brontese di nascita, che ormai da tempo combatte attivamente una battaglia sia personale che pubblica contro le distrazioni da cellulare durante la guida. La donna è stata vittima l’1 novembre 2016 di un terribile incidente stradale mentre attraversava le strisce pedonali a Pordenone. Una ragazza, con il cellulare in mano mentre si trovava alla guida, l’ha investita sulle strisce pedonali facendola balzare 4 metri più in avanti. Per fortuna la presenza dell’amica di Grazia, Ermelinda Bonavenutura, che ha tempestivamente bloccato il traffico, ha evitato il peggio. Un trauma cranico, l’emorragia celebrale e le diverse fratture riportate, sono alla base delle difficili condizioni di vita della donna di oggi. Grazia, come conseguenze dell’impatto, è costretta a vivere con diversi problemi uditivi, alla vista e di deambulazione. Problematiche che l’hanno resa anche inabile al lavoro.
Una distrazione di un attimo che ha trasformato una tragedia personale in tanta voglia di impegno sociale, senza non poche difficoltà e momenti di scoramento. È proprio questo mix tra sconforto e voglia di riscatto che ha portato oggi Grazia ad aderire all’Associazione vittime incidenti stradali (Assovis). «Ho pensato che non valesse la pena vivere per non essere un peso per gli altri, ma so che sarei stata un’egoista» scrive in un video sul suo profilo Facebook. Il suo obbiettivo quotidiano, adesso, è dare forza e speranza a tutte quelle persone che come lei sono state vittime della distrazione dei conducenti. Inoltre, è diventato per lei fondamentale portare avanti attività di sensibilizzazione che possano far capire la pericolosità dell’impiego del cellulare mentre si è alla guida.
Il fenomeno “cellulare alla guida” è spesso sottovalutato da tanti. Basti pensare infatti che se si sta viaggiando a 50 chilometri orari – velocità massima consentita in sulle strade cittadine – e si abbassano gli occhi per 5 secondi per controllare una mail o per leggere un messaggio, l’auto nel frattempo ha percorso 70 metri “al buio”, durante i quali l’attenzione del guidatore non è rivolta a ciò che sta accadendo davanti al veicolo in corsa ma è rivolta altrove. È sulla base di questa esperienza personale, che Grazia si rivolge proprio ai giovani, cercando di far capire quanto sia importante la vita di chi è al volante ma soprattutto di chi è vittima passiva dell’incoscienza e della distrazione.
Ed è proprio di questi giorni la proposta dal ministro ai trasporti Danilo Toninelli sull’inasprimento delle pene per chi viene sorpreso al volante con il cellulare, che laddove dovesse approdare in parlamento, prevederebbe il ritiro della patente agli automobilisti spericolati. Attualmente, il codice della strada, prevede una multa tra 161 e 647 euro, sospensione della patente da 1 a 3 mesi e la decurtazione di 5 punti della patente. Sempre in tema di cellulari al volante, una direttiva emanata nei mesi scorsi dalla procura di Pordenone su ordine della Procura genarale di Trieste, sta permettendo alla Polizia del Friuli Venezia Giulia di effettuare la cosiddetta “prova del cellulare”. Attraverso questa possibilità, le forze dell’ordine possono chiedere ai conducenti dei veicoli coinvolti in incidenti la consegna di ogni apparato elettronico di comunicazione, al fine di verificare la presenza di chat aperte o di messaggi inviati in corrispondenza dell’orario del sinistro. Un’esperienza pilota che dovrebbe essere esportata in tutte le altre regioni e che rappresenterebbe certamente un ulteriore deterrente all’uso di questi importantissimi ma altrettanto pericolosi mezzi di comunicazione, causa oggi del 25% degli incidenti stradali.