Raggiunto l’obiettivo della visibilità, i 600 lavoratori del call center paternese guardano con attenzione al Ministero per salvare l’azienda e l’occupazione
Il primo obiettivo, i lavoratori del call center Qè di Paternò lo hanno raggiunto: accendere i riflettori nazionali sulla loro vicenda. Le loro parole d’ordine, #IOSONOQÈ #SIAMOTUTTIQÈ, sono diventate virali e il loro grido di dolore, comune a quello dell’intera città, ha raggiunto le “stanze dei bottoni”. Insomma la vicenda del fallimento del call center paternese adesso la conoscono proprio tutti. I due hashtag sono stati condivisi sui social da migliaia di lavoratori, cittadini, amministratori, politici e sindaci: Mauro Mangano di Paternò, Pippo Glorioso di Biancavilla, Carlo Caputo di Belpasso, Filippo Privitera di Camporotondo Etneo.
«Non ci sono vertenze di serie A e di serie B, la vicenda della Qè non è diversa da quella dei lavoratori di Taranto o della Toscana, per cui adesso chiediamo massima attenzione al governo nazionale». Così il Sindaco di Paternò, Mauro Mangano.
Dopo l’obiettivo visibilità, è necessario che dell’impresa fallita per una sciagurata politica aziendale – sei miloni e mezzo i debiti accumulati a fronte di commesse di primo livello – si occupi al più presto il Ministero dello Sviluppo economico per trovare una soluzione, perché la perdita di 600 posti di lavoro a Paternò e comuni vicini è una vera e propria tragedia.
Questa mattina davanti alla sede della Qè, presidiata dai lavoratori, è giunta una troupe del Tg3 regionale che ha trasmesso un servizio nel tg delle 14. Venerdì mattina si terrà una manifestazione a Catania, organizzata da Slc Cgil e Fistel Cisl di Catania. I lavoratori, ma anche amministratori e cittadini, si ritroveranno in piazza Roma alle 9:30. Da lì partirà un corteo che attraverserà il centro cittadino: via Regina Margherita, via Etnea, piazza Stesicoro, via Cappuccini e conclusione davanti l’ex Palazzo Esa, sede catanese della Presidenza della Regione Siciliana. Hanno aderito, per il momento, i sindaci di Paternò, Biancavilla e Belpasso. Su internet è anche presente una petizione a sostegno della vertenza.
Per Davide Foti, segretario generale Slc Cgil e Antonio D’Amico, segretario generale Fistel Cisl: «Sarà una giornata di protesta delle lavoratrici e dei lavoratori del call center per sollecitare le istituzioni locali, regionali e nazionali ad una seria e netta presa di posizione. È infatti necessario che si arrivi all’apertura di un “tavolo di crisi” al Ministero dello Sviluppo Economico. Invitiamo tutti i parlamentari nazionali e regionali, sindaci delle provincie catanesi e il sindaco della città metropolitana di Catania, a dare un segnale di vicinanza e solidarietà non solo partecipando alla manifestazione, ma anche impegnandosi in prima linea con atti concreti che portino soluzioni di continuità occupazionale».