Riflessione storiografica e linguistica sulla civiltà sicula, a cura dell’Archeoclub area Paesi dell’Etna. Relatori Claudio D’Angelo ed Enrico Caltagirone
Nello scenario di Palazzo San Domenico, nel cuore del centro storico adranita, si è tenuto mercoledì 18 maggio il convegno dal titolo “I Siculi. Storia e lingua”, un’interessante riflessione storiografica e linguistica sulle origini e l’evoluzione della civiltà sicula, organizzato dall’associazione Archeoclub area Paesi dell’Etna nell’ambito della quinta edizione del Mese della Cultura di Adrano. Relatori dell’incontro, moderato dal consulente alla cultura del Comune di Adrano Matteo Bua, due personalità di alto profilo culturale quali Claudio D’Angelo, saggista “appassionato di storia” (come ama definirsi) ed Enrico Caltagirone, docente di linguistica esperto di lingua e civiltà sicula.
Un incontro durante il quale si è riflettuto sulla valenza storica e antropologica della lingua parlata dai nostri avi, i cosiddetti “siculi”, popolazione sviluppatasi a partire dal neolitico che, spostandosi dalla fascia asiatica a nord-ovest dell’India verso occidente, diede vita ad una lingua pre-indoeuropea. In base alla ricostruzione di D’Angelo e Caltagirone, i siculi, pur raggiungendo nuove terre, non si mischiarono mai con altri popoli, conservando a lungo la loro specificità linguistica. Questi, giunti in Sicilia solo nel 1200 avanti Cristo, continuarono a parlare e a scrivere la loro lingua, fino a quando furono fagocitati dalla colonizzazione greca e poi dai Romani. Tuttavia, la lingua parlata dai siculi sopravvisse fondendosi con i nuovi linguaggi e influenzandoli lentamente. Ancora oggi, infatti, molte parole della lingua sicula arcaica originale sopravvivono nella nostra parlata dialettale.
Durante il convegno Caltagirone ha proiettato le immagini relative a reperti storici, manoscritti e documenti che riportano diciture in lingua sicula arcaica, ritrovati in giro per la Sicilia ed oggi custoditi nei musei dell’isola. A dare un contributo alla serata anche gli interessanti interventi provenienti dal pubblico, in particolare quelli di Antonio Cattino, poeta e appassionato di cultura e lingua siciliana e di Alessandro Fumia, autore di diverse ricerche storiografiche sulla scrittura egizia.
«Dobbiamo cercare di restituire ai siculi la storia che gli è stata praticamente sottratta – dichiara ai nostri microfoni il saggista Claudio D’Angelo. – Il nostro intervento serve proprio a ricercare tutte quelle che sono le documentazioni possibili affinchè si possa risalire alla vera storia dei siculi».
«Ancora adesso – aggiunge il linguista Enrico Caltagirone – noi usiamo duecento parole come “taliari”, “ammuccari”, “addubbari”, che derivano direttamente dalla lingua antica che parlavano i siculi, che è una lingua di origine pre-sanscrita. Quello siciliano non è un dialetto ma una lingua. Anche l’Unesco ha affermato che non è un dialetto che deriva dall’italiano, anche perché è nato prima».