I diritti umani al centro di un incontro sul caporalato con gli alunni del “Mario Rapisardi”
Tante volte quando si parla di violazione dei diritti umani si ha la sensazione che sia qualcosa di molto remoto da noi, quasi astratto, invece è più concreto e prossimo di quanto non si pensi. «Il caporalato è diffuso in tutto il territorio nazionale. A partire da Paternò. A partire dal Cara di Mineo». Con queste parole, pronunciate con tono fermo, ma garbato, ha scosso le menti dei ragazzi dell’IIS “Mario Rapisardi”, Yvan Sagnet, ospite della videoconferenza incentrata sui diritti dei lavoratori agricoli, e sul tema della non indifferenza rispetto alla illegalità e alla sofferenza altrui.
«Di fronte all’illegalità, all’ingiustizia bisogna prendere una posizione. Per me – ha continuato Sagnet – i diritti non hanno costi. Ho trovato il coraggio di avversare un sistema che calpestava la dignità umana, perché per me la dignità è sacra. Mai abdicare all’ingiustizia». Jean Pierre Yvan Sagnet è un attivista, uno scrittore, un ingegnere in Telecomunicazioni, camerunense di nascita, si definisce un cittadino del mondo. Per il suo impegno a difesa dei braccianti e per l’aperta lotta al caporalato è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana conferita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel 2017.
Autore di due libri sulla situazione dello sfruttamento nel comparto agricolo, entrambi editi da Fandango: “Ama il tuo sogno. Vita e rivolta nella terra dell’oro rosso” del 2012 e “Ghetto Italia. I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento” scritto in collaborazione con il sociologo Leonardo Palmisano, nel 2015. Sagnet ha lavorato come sindacalista per la FLAI- CGIL e da qualche anno ha fondato l’associazione internazionale anti caporalato NO-CAP, da qui la nascita di un bollino etico e di una filiera certificata.
Per lui che ha coltivato il sogno italiano, ammaliato dalle “Notti magiche” del mondiale di calcio di “Italia ’90”, fino ad arrivare a viverci, il sogno si è tramuto in incubo dopo aver iniziato a lavorare raccogliendo pomodori. Dalle numerose domande che gli studenti gli ponevano con grande curiosità, Sagnet ricostruisce l’arrivo in Italia, gli anni di studio al Politecnico di Torino e poi quel lavoro estivo rivelatore di un meccanismo perverso di sopraffazione a danni dei braccianti e sull’annichilimento della piccola impresa a favore della grande distribuzione organizzata, una situazione paradossale che lo spinge dopo pochi giorni a ribellarsi.
Racconta come è stato arduo organizzare la rivolta, per via del senso di rassegnazione di alcuni e la differenza linguistica e culturale con altri. Distrugge tanti cliché come quelli che gli africani siano tutti uguali, o che solo in Occidente ci sia la “civiltà”, insomma senza remore, Yvan Sagnet, introduce uno dei temi più spinosi dell’irrazionale diatriba sulla differenza tra gli uomini.
«Mi sono chiesto – ha raccontato Sagnet – dove ero andato a finire. Anche perché nella mia Africa, non avevo mai visto una cosa del genere. Il lato oscuro dell’Italia era davanti a me. Stentavo a credere che quella fosse l’Italia, Nardò, in una masseria c’erano circa 1200 ragazzi, cinque bagni e pochi spazi in comune. Mi sono sistemato sotto un albero, ho comprato un materasso e dopo un’ora mi era stato rubato». Malgrado queste esperienze, Sagnet conferma agli studenti di continuare ad amare l’Italia nelle sue espressioni migliori. Grazie allo sciopero che ha organizzato Sagnet con altri compagni, è riuscito a fare breccia su un universo parallelo e aprire la strada ad una legge, la 199 sul caporalato.
Ha spezzato alcuni anelli di una catena ancora lunghissima, perché bisogna – come dice lui – «cambiare il sistema economico alla base dello sfruttamento per molte ragioni, ma soprattutto perché è un problema etico e sociale». L’incontro organizzato e coordinato dalla professoressa e avvocato Antonietta Laura Mazzola, s’inserisce all’interno del percorso didattico di Educazione alla Cittadinanza e di studio della Costituzione, ha visto tra gli altri la partecipazione del dirigente scolastico Luciano Maria Sambataro, della vicepreside Angela Rita Pistorio e del docente curatore digitale dell’evento Riccardo De Bastiani.