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Home » Cronaca » Sicilia. La Corte dei conti: la Regione ha speso soldi che non aveva

Sicilia. La Corte dei conti: la Regione ha speso soldi che non aveva

"Appare evidente che la Regione ha speso somme di cui non aveva disponibilità": Pino Zingale, Procuratore regionale della Corte dei Conti

Sebastiano Adduso Di Sebastiano Adduso
27 Febbraio 2024
in Cronaca, Sicilia
Tempo di lettura:3 mins read
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"Appare evidente che la Regione ha speso somme di cui non aveva disponibilità": Pino Zingale, Procuratore regionale della Corte dei Conti
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Ci eravamo occupati della sentenza della Corte costituzionale “Sicilia. La Consulta, la Regione non poteva spalmare il disavanzo in dieci anni. Accolto il ricorso della Corte dei Conti dalla Corte Costituzionale: la Sicilia non poteva spalmare il disavanzo in dieci anni” e della mancata parifica, per la seconda volta, del bilancio consuntivo 2020 della Regione siciliana “Sicilia. La Corte dei conti non parifica il rendiconto 2020 della Regione. La Corte dei conti non parifica il rendiconto 2020 della Regione. Nota dell’assessore regionale all’Economia e del capogruppo M5s all’Ars”.

La Corte dei conti: la Regione ha speso soldi che non aveva

Nel corso relazione del 24 u.s. di apertura dell’anno giudiziario 2024, Pino Zingale, Procuratore regionale della Corte dei Conti, ha affermato “E’ di pochi giorni fa, dopo che la Corte Costituzionale aveva accolto alcune censure prospettate dai giudici contabili e dichiarato incostituzionali talune norme regionali a contenuto finanziario, la pronuncia delle Sezioni Riunite con la quale è stato finalmente definito il giudizio sul rendiconto del 2020 con una decisione, fatto più unico che raro nel panorama nazionale, di non parifica, giudizio che non mancherà di avere serie conseguenze sugli esercizi successivi e che, cristallizzando una fattispecie di mala gestio delle finanze regionali – poiché appare evidente che per un certo periodo la Regione ha speso somme delle quali non aveva la giuridica disponibilità, dovendole, invece, destinare al ripiano del disavanzo – impone a questa Procura i necessari accertamenti al fine di verificare la sussistenza o meno di eventuali responsabilità amministrative connesse alla constatata artificiosa dilatazione del potere di spesa”.

La Corte dei conti: la Regione ha speso soldi che non aveva

Nel corso della relazione il Procuratore regionale della Corte dei Conti ha anche rilevato che “L’organico di diritto della Procura regionale siciliana è fissato in 12 magistrati, incluso il Procuratore Regionale; al 1° gennaio 2023 risultavano complessivamente in servizio 8 magistrati, con una scopertura di 4 posti, che si attesta sulla soglia critica del 33%. La perdurante carenza di magistrati influenza negativamente l’impegno necessario a rispondere alle notevoli istanze di giustizia alle quali è esposto l’Ufficio, in un territorio nel quale l’emergenza sociale e di legalità appaiono molto rilevanti e che, negli ultimi anni, hanno trovato approdo nelle richieste di intervento rivolte da più parti al P.M. contabile, e sempre più spesso da privati cittadini, al fine del ripristino della legalità e della tutela del pubblico erario. Quanto al personale amministrativo, il contesto numerico complessivo appare sia pur limitatamente migliorato rispetto all’anno precedente, con 33 unità in servizio (18 funzionari su 25 e 15 assistenti/operatori), di ruolo o in posizione di comando, su di un totale di 40 unità (25+15) in organico di diritto. Sono in corso, d’intesa con il Segretariato Generale, alcune procedure di comando per la qualifica di funzionario, che dovrebbero rafforzare gli uffici di supporto dei pubblici ministeri e rendere più agile ed incisiva l’intera attività di indagine della Procura. Va segnalata, poi, la presenza presso la Procura, di un piccolo contingente di personale regionale distaccato dalla Regione: ad essi sono riconoscente per l’impegno che costantemente caratterizza la loro attività e che contribuisce in modo non marginale alla funzionalità dell’Ufficio. Si è confermata, poi, la proficua collaborazione con i militari della GdF, operanti in distacco presso questa Procura, mediante i quali è stato possibile un proficuo raccordo operativo, costante ed immediato, con tutte le strutture investigative sul territorio. Parimenti è stata confermata l’utilissima presenza dei militari dell’Arma dei Carabinieri al fine di coordinare l’attività di delega su tutto il territorio regionale. Per entrambe queste due realtà, che hanno contribuito in modo determinante al miglioramento dell’attività investigativa, sono profondamente grato alle rispettive scale gerarchiche a livello regionale che con grande disponibilità e sensibilità istituzionale hanno assecondato, nel tempo, le esigenze rappresentate da questa Procura, pur nella limitatezza delle risorse umane disponibili. Collaborazione estremamente utile e costruttiva, anche in considerazione del fatto che, nel corso di talune indagini, fatto non noto ai più, i magistrati di questa Procura si sono dovuti confrontare anche con personaggi di elevato spessore criminale associativo, a conferma del dato che le ingenti risorse pubbliche sono una realtà estremamente attrattiva non solo per i c.d. colletti bianchi infedeli ma anche per la più pericolosa criminalità organizzata. Sino ad oggi non si è registrata, tranne che in un caso isolato per una specifica delega di indagini, nessuna forma di collaborazione strutturata con la Polizia di Stato che, in taluni casi, però, risulterebbe sicuramente appropriata, in particolare se si riuscisse a definire una o più unità di raccordo e coordinamento presso la Procura, come già fatto per Guardia di Finanza e Carabinieri”.

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