L’indice di Percezione della Corruzione (CPI) di Transparency International classifica i Paesi in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico, attraverso l’impiego di 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti ad esperti provenienti dal mondo del business. Il punteggio finale è determinato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita). In Italia, ad oggi, rimangono aperte alcune questioni che continuano ad incidere negativamente sulla capacità del nostro sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico. Dalle carenze normative che regolano il tema del conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, alla mancanza di una disciplina in materia di lobbying ed alla recente sospensione del registro dei titolari effettivi che potrebbe limitare gli sforzi dell’antiriciclaggio. Italia conferma il punteggio di 56 dell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI), elaborato da Transparency International per l’anno 2023. La nostra Nazione si colloca al 42mo posto nella classifica globale dei 180 Paesi presi in esame e, inoltre, conferma l’Italia al 17mo tra i 27 dell’Unione Europea. Andando nel dettaglio, il 26% riguarda casi nel settore degli appalti pubblici, il 16% quello sanitario e, infine, il 5% casi in cui il reato sia andato prescritto.
“Con un punteggio medio di 65 su 100, l’Europa occidentale e l’Unione Europea rimane la zona con il punteggio più alto nell’Indice di Percezione della Corruzione (CPI) – si legge nella nota di Transparency International Italia – ma l’efficacia delle misure anticorruzione continua a essere compromessa dall’indebolimento dei sistemi di controlli e contrappesi sui vari poteri”. Nel 2023 la Commissione europea ha proposto misure per rafforzare gli strumenti a disposizione degli Stati membri dell’UE per combattere la corruzione. Tra queste, una Direttiva europea Anticorruzione volta ad armonizzare le norme giuridiche di tutti gli Stati membri contro i reati di corruzione, irrobustire le sanzioni penali ed ampliare le misure a disposizione delle forze dell’ordine per tali illeciti.
L’OPINIONE
A dicembre dell’anno passato riportavamo un rapporto dell’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) “Italia. L’Anac: corruzione, un fenomeno ancora diffuso. Il presidente dell’Anac: non abbassare la guardia. Whistleblower esteso dalla prossima settimana anche alle aziende private. L’OPINIONE”.
In quell’OPINIONE si diceva:
1) Ripristinare una seria doverosità, responsabilità e, altrettanta oggettiva eventuale indagine con parte di vigilanti e giudicanti esterni alle corporazioni e categorie, in tutto il settore pubblico-politico, compreso quello della Giustizia;
2) Istituire un Organo che vigili e informi i cittadini, in maniera seria e oggettiva, sulle conseguenze delle modifiche normative e relative interpretazioni giurisprudenziali, poiché, risaputamente, basta anche una virgola o un punto, modificati con disattenzione (o anche in malafede) che un reato penale improvvisamente diviene amministrativo se non anche lecito, tanto che le innumerevoli depenalizzazioni degli ultimi decenni fanno dire con numeri alla mano che i reati sono diminuiti quando invece di fatto sono stati semplicemente depennati;
3) Ripristinare la partecipazione efficace del cittadino alla gestione della Cosa pubblica, specialmente nei Comuni, Province, Regioni, Enti e Partecipate, attraverso un Organo, modernizzato, a cui potersi rivolgere in maniera snella e non costosa. Istituto che, guarda caso, grazie pure all’insipienza di noi popolo italiano in materia di Diritto, è stato trasversalmente rimosso decenni addietro dal centrosinistra e centrodestra, dando notoriamente così via, a detta di molti, alla più grande spartizione e manciugghia pubblico-politica, mediante il decentramento, arduo da controllare.
4) Introdurre nella scuola dell’obbligo sin dalle prime classi, ovviamente in modo proporzionale e come materia basilare al pari dell’italiano, lo studio dei diritti e doveri, insegnati da un laureato in legge, in quanto, di tutta evidenza, meno i cittadini in una società democratica e moderna conoscono le norme nonché i rispettivi effetti, più dominano corruzione, concussione, connivenza, commistione, omertà, arroganza, prepotenza, discriminazione, mercimonio, mafie e delinquenza e inquinamento della società adulta e, ancora peggio, delle giovani generazioni.
Aggiungo nell’OPINIONE odierna, alcuni, ritengo, significativi paragrafi che ho recentemente letto in una Determina del dicembre 2019 di un’Autorità, ma senza entrare nel merito e neanche nei nomi, non interessa il sostanziale tema dell’articolo. Il caso riguarda il presunto liquefarsi o utilizzo per altri scopi, di un milione di euro ”… CONSIDERATO che al momento, ad una embrionale disamina delle ragioni di cui all’avvio del procedimento di revoca, le stesse non appaiono sufficientemente suffragate e per di più intervengono ad una distanza di tempo di ben oltre cinque anni dalla concessione del finanziamento … RICHIAMATI i contenuti delia nota dell’Assessorato regionale (siciliano) per l’Economia dell’economia … ovvero che, nei 5 anni successivi ai decreto di chiusura, quanto acquisito come forniture e/o servizi con il finanziamento in argomento, pena il recupero del contributo erogato, NON deve subire modifiche sostanziali che ne alterino la natura, la destinazione d’uso, la modalità di esecuzione o procurino un vantaggio indebito al beneficiario, per cui, eventuali irregolarità rilevate comporteranno l’avvio del procedimento di recupero degli importi indebitamente versati; CONSIDERATO che da un lato la Regione siciliana, tramite l’Autorità regionale per l’innovazione e la tecnologia, ha comunicato, con la nota … di volere revocare il finanziamento per irregolarità riscontrate; dall’altra, la stessa Regione siciliana, in senso diametralmente opposto, tramite l’ufficio per l’Attività di coordinamento dei Sistemi Informativi Regionali – UCSIR, ha raccomandato di garantire per un quinquennio il frutto del finanziamento erogato secondo specifiche modalità; RITENUTO, in questa congerie di procedimenti che si incrociano e si contraddicono, in un contesto giuridico e fattuale di non agevole e lineare interpretazione, di individuare l’interesse pubblico preminente nella conservazione e nella difesa del finanziamento pubblico erogato, sia perché ingente (trattasi di quasi un milione di euro) sia perché già interamente speso, giusta rendicontazione citata in narrativa, per cui è la stessa Regione a indicare la modalità procedimentale a tutela dello stesso …”.
In questa Nazione e soprattutto Isola, un cittadino, seppure di sana civile volontà, non può che prendere consapevolezza che non può nulla contro il decennale e trasversale, tralignato (dal puntale all’ultimo mattone della base) potere pubblico-politico. Rischia infatti unicamente di perdere serenità, lavoro, attività, soldi, famiglia, amicizie e salute, se non pure la vita, com’è, ritengo, accaduto a diversi, anche quando Magistrati o Forze dell’Ordine che avranno sfiorato “fili intoccabili” del sistema, ritengo, anche paralleli alla criminalità mafiosa. E la situazione, ritengo, è notevolmente peggiorata negli ultimi decenni mediante la scoperta della corruzione legalizzata, costituzionalizzatasi attraverso depenalizzazioni, norme affastellate, incomplete, farraginose e lasciate alla generalizzata interpretazione. Leggi che sembrano preordinate per corruttori, concussori, spartitori, omertosi, magniloquenti, allineati e appartenenti (senza distinzione di genere, estrazione, colore e confessione). Temo persino che interiormente ci si è ormai assuefatti e mentalmente accettati.