Il 57esimo rapporto Censis (un istituto di ricerca socio-economica italiano fondato nel 1964, con sede a Roma) sulla situazione sociale del Paese fotografa una società italiana cieca dinanzi ai presagi. Le Considerazioni generali nella prima parte descrivono una società con molte scie, ma nessuno sciame, con una direzione, ma pochi traguardi, in cui i meccanismi di mobilità sociale si sono usurati. Nella seconda parte, la società italiana al 2023, vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell’anno, l’economia in rallentamento dopo la fine dell’espansione monetaria, i nuovi fermenti e le inquietudini, fino a delineare il ritratto di una società di sonnambuli, ciechi dinanzi ai presagi. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza. Il segno negativo davanti alla variazione del Pil nel secondo trimestre dell’anno (-0,4%) e poi la stagnazione dell’economia registrata nel terzo trimestre (0,0%) certificano una nuova fase di incertezza, che peraltro ancora non incorpora gli effetti del conflitto in Medio Oriente. Tra il primo e il secondo trimestre di quest’anno si sono ridotti dell’1,7% gli investimenti fissi lordi (in particolare nelle costruzioni: -3,3%).
Una società di sonnambuli, cieca e senza meta
Molte delle attese di rafforzamento del sistema produttivo si sono riversate sulle potenzialità del Pnrr, che secondo le stime raggiungerà alla fine del 2023 una percentuale di completamento pari al 50%, rispetto a una tabella di marcia che prevedeva il 74%.Il Censis sottolinea che siamo passati rapidamente dagli allarmi sugli elevati tassi di disoccupazione al record di occupati , mentre il sistema produttivo lamenta sempre più frequentemente la carenza di manodopera e di figure professionali. La fase espansiva dell’occupazione, avviata già nel 2021, si è consolidata nel primo semestre di quest’anno. Tra il 2021 e il 2022 gli occupati sono aumentati del 2,4% e nei primi sei mesi dell’anno la crescita rispetto allo stesso periodo del 2022 è stata del 2,0%. Sono 23.449.000 gli occupati al primo semestre: il dato più elevato di sempre. Tuttavia, rispetto ai primi tre mesi di quest’anno, si sono ridotte le ore lavorate in tutti i settori produttivi: -3,0% nell’agricoltura, -1,1% nell’industria, -1,9% nelle costruzioni, -0,5% se si considera l’intera economia.
Una società di sonnambuli, cieca e senza meta
L’Italia rimane comunque all’ultimo posto nell’Unione europea per tasso di occupazione: il 60,1%, aumentato di 2 punti percentuali tra il 2020 e il 2022, ma ancora al di sotto del dato medio europeo (69,8%) di quasi 10 punti. Se nel nostro Paese si raggiungesse il dato medio europeo, avremmo circa 3,6 milioni di occupati in più. L’Italia continua a essere un Paese di emigrazione (sono più di 5,9 milioni gli italiani attualmente residenti all’estero, pari al 10,1% dei residenti in Italia), più che di immigrazione (sono 5 milioni gli stranieri residenti nel nostro Paese, pari all’8,6% dei residenti in Italia). Gli italiani che si sono stabiliti all’estero sono aumentati del 36,7% negli ultimi dieci anni (ovvero quasi 1,6 milioni in più). A caratterizzare i flussi centrifughi più recenti è l’aumento significativo della componente giovanile. Nell’ultimo anno gli espatriati sono stati 82.014, di cui il 44,0% tra 18 e 34 anni (36.125 giovani). Con i minori al seguito delle loro famiglie (13.447) si sfiorano le 50.000 unità: il 60,4% di tutti gli espatriati nell’ultimo anno.
Una società di sonnambuli, cieca e senza meta
Anche il peso dei laureati sugli expat 25-34enni è aumentato significativamente, passando dal 33,3% del 2018 al 45,7% del 2021. Un drenaggio di competenze che non è inquadrabile nello scenario di per sé positivo e auspicabile della circolazione dei talenti, considerato che il saldo migratorio dei laureati appare costantemente negativo per l’Italia. Il ritorno della guerra ha suscitato nuovi allarmi: il 59,9% degli italiani ha paura che scoppierà un conflitto mondiale che coinvolgerà anche l’Italia, per il 59,2% il nostro Paese non è in grado di proteggersi da attacchi terroristici di stampo jihadista, il 49,9% è convinto che l’Italia non sarebbe capace di difendersi militarmente se aggredita da un Paese nemico, per il 38,2% nella società sta crescendo l’avversione verso gli ebrei.
Una società di sonnambuli, cieca e senza meta
Anche il welfare del futuro instilla nell’immaginario collettivo grandi preoccupazioni: il 73,8% degli italiani ha paura che negli anni a venire non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni e il 69,2% pensa che non tutti potranno curarsi, perché la sanità pubblica non riuscirà a garantire prestazioni adeguate. Sono scenari ipotetici che paralizzano invece di mobilitare risorse per la ricerca di soluzioni efficaci e generano l’inerzia dei sonnambuli dinanzi alla complessità delle sfide che la società contemporanea deve affrontare.
L’OPINIONE
Una breve premessa: la scienza moderna ci dice che siamo primati, particolari certo, forse persino un’anomalia della Natura stante che non si è mai trovata traccia di altri esseri come noi in circa 550 milioni di anni di vita complessa sulla Terra. Tuttavia siamo per una buona parte come i nostri cugini antropomorfi e come loro copiamo e, noi, con il nostro cervello che si è triplicato in appena qualche milione di anni (un mutamento ancora mai riscontrato in alcuna specie vivente), non solo emuliamo ma anche elaboriamo, creiamo, immaginiamo all’infinito e, soprattutto abbiamo razionalizzato che la socializzazione ci consentiva di andare avanti affrontando anche predatori con canini da 25 centimetri, tanto che questi ultimi si sono estinti e noi no.
Oggi conseguentemente dovremmo quindi avere una consapevolezza di noi stessi come non mai, dovremmo sapere che siamo ancestrali istinti di milioni di anni di evoluzione insieme a quella – incredibile quanto ancora molto da comprendere – parte umana: ragionevole, riflessiva, coscienziosa. Invece qualcosa non torna. Il rapporto sopra del Censis indica chiaramente una società sostanzialmente divagante, in stato confusionale, affastellata di retorica, quasi una comunità di smidollati. Insomma siamo come una mandria di bipedi molto pensanti ma che non sanno chi sono, che fare, dove andare: abbandonati da decenni all’insipienza del passato; alle tradizioni di quando il sole girava intorno alla Terra; a divagazioni cosiddette culturali; a dissonanze cognitive preoccupanti; a giornaliero panem et circenses; formati da una scuola stantia e forse volutamente anacronistica (così si pascolano meglio i buoi-cittadini); influenzati se non persino irregimentati in modo subliminale (sensazioni che hanno luogo sotto il livello della coscienza, troppo deboli per essere avvertite, ma sufficienti, secondo alcuni, a influenzare l’inconscio e condizionare il comportamento) da un consumismo che si giova, assoldandola, della sempre più scientifica conoscenza del 21° secolo.
Dove andrà pertanto una società così ? Sempre il rapporto del Censis offre alcune indicazioni: emigrazione, specialmente giovanile. Va via quella che una volta si poteva chiamare la ‘Forza biologica’ ma che adesso non si può neanche nominare in quanto si indignano gli attempati ringalluzziti (senza distinzione di genere, colori e credenze), gonfi e altezzosi se non anche di peggio, specialmente delle sfere alte. Va via l’intelligenza che non accetta di doversi accodare a queste orde di politici e rispettive pletore di (inquietanti) di gregari e saltimbanchi (senza distinzione di genere, colore e credenze), soprattutto nelle periferie della Nazione, ove prevalgono spesso veri e propri “clan pubblico-politico” che con le depenalizzazioni e artifici normativi deliberati dai loro degni referenti nei Governi e Parlamenti, fanno gli “arroganti” costituzionalizzatisi. E ancora, si diviene sonnambuli anche per sopravvivere e godersi un po’ di vita (altrimenti si rischia di deprimersi se non anche distruggersi l’esistenza) davanti alla notoria quanto edulcorata, se non anche dissimulata: prepotenza, mercimonio, menefreghismo, sventatezza, magniloquenza, corruzione, concussione, ritorsioni, venalità, mistificazione, commistione, servilismo e omertà, ma anche diffuso delirio di onnipotenza (per carità tutto in regola con le LORO norme e interpretazioni). Tutti risaputi “volti” che in modo edulcorato preponderano (di tutta evidenza) nella “Piramide” del decadente Stato, Regioni, Province, Comuni, Istituzioni, Burocrazia e, quanto annesso e connesso, il cui visibile e reale esempio nel tempo ha infettato molta società e anche parte delle nuove generazioni. I cittadini siamo “figli” di questo incancrenito Stato.
Eloquente pertanto il rapporto del Censis. Sennonché le domande finali rimangono: Fino a che dura ? E come se ne esce prima di raggiungere (salvo non l’abbiamo già attraversata, si spera di no) la soglia di non ritorno ?
Nell’immagine di copertina, come sarebbe l’essere umano: un primate raziocinante.